Torna a Balde Home Page RACCONTI - UNA NOTTE, IN TRENO
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Il treno ripartì con uno scossone lasciandosi lentamente alle spalle le luci della piccola stazione di provincia. A Carla non era mai piaciuto viaggiare a quell’ora della notte, con gli scompartimenti quasi tutti deserti e col terrore di trovarsi in balìa di qualche pazzo o di qualche drogato. Mentre camminava lentamente nel corridoio, decise che quell’uomo elegante dal viso dolce e sereno rappresentasse per lei una garanzia di sicurezza, così entrò nello scompartimento pronunciando un cortese “buonasera”. L’uomo ricambiò il saluto accompagnandolo con un sorriso, ma senza quasi sollevare lo sguardo da un block notes che stava leggendo con grande attenzione. Carla si sedette accanto al finestrino, nel posto più lontano rispetto a quello occupato da quel signore che gli ricordava tanto suo padre. La calma del paesaggio notturno ed il senso di protezione trasmessole da quell’uomo la fecero finalmente rilassare, e la sua mente si poté così permettere di concentrarsi sugli impegni della giornata successiva. Improvvisamente il suo sguardo, fisso sul finestrino, fu attratto dall’immagine riflessa su di esso: quell’uomo la stava fissando. Si sentì addosso un forte senso di inquietudine e quel buio che fino a quel momento l’aveva distesa diventò ad un tratto un pericoloso alleato delle sue paure. Stava per alzarsi, quando il signore elegante, dopo aver posato il block notes accanto ad una borsa in pelle marrone, la precedette ed uscì. Carla sentì i passi che si allontanavano, si alzò a sua volta e, affacciatasi sul corridoio, poté udire il rumore della porta della toilette che si chiudeva mentre si illuminava la luce rossa di “occupato”. Forse stava esagerando: “se tutti gli uomini che guardano una donna fossero dei violentatori o degli assassini il genere femminile si sarebbe già estinto” disse tra sé e sé quasi per farsi coraggio. I suoi occhi si posarono sul taccuino, ancora aperto sulla pagina che quell’uomo stava leggendo: era scritta a penna con inchiostro blu e la presenza, sul sedile, di una biro di quel tipo le suggerì che in realtà quel signore non stesse leggendo, ma fosse egli stesso l’autore di quello scritto. La curiosità la spinse a scorrere quelle righe: “…stasera metterò in pratica quello che l’anima da tempo mi invita a fare: finalmente sono pronto ad uccidere, a provare quella sensazione che ho sperimentato solo in sogno. Sì, ucciderò la prima donna sola che stanotte incontrerò sul treno…”.

Carla si sentì gelare il sangue. Lasciò cadere il block notes e iniziò a correre nel corridoio in direzione opposta a quella di quell’uomo spaventoso. Con terrore si accorse presto che era arrivata alla fine del convoglio e non aveva incontrato anima viva. L’unica salvezza era la toilette: entrò e si chiuse dentro sperando di poter resistere fino alla prossima fermata.

Il treno iniziò una lenta frenata: dallo spicchio di finestrino aperto poteva scorgere le luci bianche e le insegne della stazione. Capì che forse ce l’aveva fatta. Appena furono fermi sentì la porta del vagone aprirsi e, con un enorme sollievo, scorse l’uomo che, a passo svelto, attraversava il marciapiede allontanandosi dal treno. Carla sorrise e si guardò allo specchio: era sudata ed aveva le pupille dilatate come quelle di un gatto impegnato in una caccia notturna. Uscì dal bagno mentre il treno ripartiva e tornò nello scompartimento, dove si accorse con sorpresa che quel taccuino era ancora lì, insieme alla borsa di pelle marrone. Ormai però quegli oggetti non le facevano più paura, così si sedette respirando profondamente e godendosi il sollievo per lo scampato pericolo.

Con un sussulto si accorse della presenza di un uomo robusto e vestito di scuro che, entrando nello scompartimento disse: “Scusi, signorina: sa per caso dove sia finito quel signore che sedeva qui?”. Indicò il posto occupato in precedenza dall’uomo che tanto l’aveva terrorizzata. Senza darle il tempo di rispondere, continuò “…Gli avevo chiesto di sorvegliare la mia borsa mentre io cercavo una persona…”  

Per sua fortuna, non passarono che pochi secondi tra il momento in cui realizzò che stava per essere uccisa e quello in cui partì lo sparo, coperto dal rumore prodotto dal sopraggiungere di un altro treno sul binario accanto.

L’ultima visione che il mondo le offrì attraverso il finestrino fu proprio quel treno, pieno di luce, persone e vita, che correva in direzione opposta al suo.