Torna a Balde Home Page RACCONTI - L'ULTIMA BUGIA
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Erano esattamente le 19.32 quando Ennio chiuse la porta dello studio e si diresse a passo svelto verso l’automobile. Era una sera un po’ speciale: dopo tanto tempo aveva deciso di concedersi una piccola scappatella con una collega che da tempo gli mostrava una inequivocabile disponibilità. Per farle una sorpresa non le aveva anticipato nulla: si sarebbe semplicemente presentato a casa sua con una di quelle cenette cinesi preconfezionate che lei adorava. Certo, sua moglie, così gelosa e sempre sospettosa, non avrebbe mai dovuto sapere nulla ed in effetti riteneva di avere preso tutte le precauzioni del caso.

Ennio guidava veloce e con estrema naturalezza, percorrendo la tortuosa scorciatoia in salita in direzione del suo paese: quella sera però si sarebbe fermato un paio di kilometri prima, nel cortile di quel vecchio cascinale ristrutturato dove l’attendeva una serata diversa dal solito.

Stava canticchiando “…E lucean le stelle” quando all’improvviso un grosso cinghiale si materializzò sulla strada sotto al fascio di luce dei suoi fari abbaglianti. I suoi riflessi gli consentirono di evitare l’impatto, ma la vettura, ormai incontrollabile, finì con le ruote di destra fuori dalla stretta carreggiata e, dopo una serie di capriole, si arrestò contro ad una grossa quercia. Fu a quel punto che Ennio provò un dolore insopportabile alla gamba destra, mentre il silenzio assoluto ed il buio fitto tornavano padroni della scena. Poteva muovere un braccio, ma non abbastanza per tentare di aprire lo sportello: in ogni caso la gamba destra, sicuramente fratturata, era incastrata sotto al cruscotto e non gli avrebbe mai consentito di liberarsi da quella posizione. Il panico si impadronì di lui quando si accorse che i pantaloni ed il sedile erano già intrisi del sangue che usciva copioso dalla gamba ferita.

Doveva restare calmo. In effetti, pensò, gli bastava resistere al massimo una mezz’ora: sua moglie, così apprensiva, non vedendolo arrivare a casa all’ora abituale, si sarebbe allarmata e sarebbe scesa a cercarlo. Era una donna molto attenta sua moglie: avrebbe capito tutto vedendo i segni della frenata sull’asfalto di quella strada che lei temeva più di ogni altra.

Un sorriso si stava disegnando sulle labbra di Ennio, quando, riemerso per un attimo dal torpore, ricordò che quella doveva essere la sua serata speciale e, come una sentenza di morte, rammentò le sue parole in quella telefonata prima di uscire dallo studio: “Cara, stasera non aspettarmi per cena: passo da un cliente molto importante e farò molto tardi…”. Era la prima volta che mentiva a sua moglie. E l’ultima.