“Buonanotte
signora Flora e… mi raccomando: se ha bisogno bussi sul muro. Sono
vecchio, ma l’udito è ancora buono!”.
Flora,
che in gioventù era stata una discreta cantante lirica, viveva sola
nell’appartamento accanto al suo e la comune passione per
l’opera aveva favorito la nascita della loro profonda amicizia.
Tutte le sere Carlo, andando a dormire, veniva cullato dalla magica
musica che proveniva dalla casa della donna attraverso la sottile
parete della camera da letto.
***
Le
notti che seguirono la morte di Flora lo precipitarono in un arido
deserto: quella musica non c’era più e sulla sua vita sembrava
calato un gelo irreversibile. Ma alla quarta notte accadde qualcosa
di inaspettato e misterioso: magicamente, da dietro la parete, la
musica tornò a diffondersi. Le note di “Casta diva” sembravano
arrivare direttamente da quel mondo che tutti ci auguriamo esistere
dopo la morte, quasi che Flora si fosse ricordata del suo amico
rimasto quaggiù. La notte seguente il fenomeno si ripeté e, la
mattina dopo, deciso a chiarire il mistero, Carlo bussò a quella
porta che tante volte si era aperta sul dolce sorriso di lei.
Nessuno rispose. Telefonò ai nipoti della donna, ipotizzando che
qualcuno potesse aver dormito nell’appartamento, ma la risposta fu
che nessuno vi era più entrato da quel tragico giorno.
Eppure
non poteva sbagliarsi: quella musica non poteva provenire che da lì.
Quella
sera, quando il buio lo avvolse assieme alle note di “Vissi
d’arte”, decise che il mistero dovesse restare tale: perché
cercare a tutti i costi una spiegazione? In fondo per lui non era
importante la causa di quel fenomeno, ma l’effetto.
Decise
di non farne parola nemmeno con suo figlio: lui, così razionale,
avrebbe senz’altro risolto quell’affascinante mistero
trasformandolo nell’illusione di un povero vecchio condannato alla
solitudine.
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